Ci s'ispira sempre un po' a vicenda,
quando ci sono di mezzo i blog.
Normalmente lo si fa in silenzio.
Si copia, poi si rielabora, e se si è fortunate,
mentre si traffica con le mani, salta fuori un non so che
e nasce una creazione tutta nuova.
Quando ho letto il post di Lieta
ci siamo subito scambiate un paio di mail
"Ma non sembra anche a te che cambiando questo e quello...
diventi industrial chic?"
"E allora facciamolo! E pubblichiamolo insieme!"
Sì, vabbè...
Io l'idea ce l'ho messa, ma conoscendo Lieta
e le sue decorazioni floreali che ti portano via
il cuore dal petto e gli occhi dalle orbite,
sono sicura che le mie piantine seccheranno all'istante
per l'imbarazzo
quando vedrò le sue foto.
Insomma: l'idea era quella di sostituire la striscia
di manoscritto con uno strappo di giornale
e di aggiungere un po' di ferramenta come decorazione.
C'è persino un antico chiodo fatto a mano
proveniente da uno dei travi della mia casa.
La cosa più industrial che avevo a disposizione
è la vecchia Singer con cui hanno cucito generazioni di donne
della mia famiglia, e sono orgogliosa di averla immortalata.
L'ho conservata così com'era, con la sua ruggine, il mobiletto
tarlato e i segni dell'usura: nessuno provi a dipingerla
di bianco o a farne un carrello per la tv!
Ora vi svelo un segreto.
Se volete che i cache-pot realizzati così
non rovinino i vostri mobili, rendeteli impermeabili
con un foglietto di plastica
(va bene un ritaglio ricavato da un sacchetto)
applicato direttamente al vasetto mediante un elastico.
Perché il raro papier cuisson de Paris consigliato da Lieta
non è in grado di trattenere l'acqua.
A questo punto, se qualche anima pia
sapesse rivelarmi i nomi delle piantine che ho utilizzato
(acquistate come al solito con la testa nel sacco
e pertanto destinate a vita breve)
gliene sarei eternamente grata.
E le piantine ancora di più.
Be'?... Cosa fate ancora qui?
Su, su... Andate a curiosare nella Buca delle Fate!